I falsi miti del social learning in azienda. Attuare una strategia efficace

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7 falsi miti da sfatare

È necessario sfatare alcuni falsi miti riguardo l’applicazione delle metodologie di Social Learning in azienda prima di progettare e attuare una strategia efficace di digital training che si avvale anche di questi approcci di apprendimento “informale”. Molti degli errori che hanno portato al fallimento di interi progetti formativi si sono mostrati evitabili perché dovuti ad equivoci o false credenze.

Uno dei trend in ascesa nel mondo del Digital Training è, senza dubbio, il Social Learning. Questo paradigma prevede un tipo di apprendimento informale, mediato dalle conversazioni e dalla condivisione di best-practices che si rivela essere particolarmente efficace e utile in svariati contesti.

Il Social Learning è sicuramente una delle metodologie più pervasive nel tessuto aziendale perché interessa direttamente il capitale umano, abbattendo differenti barriere e spostando l’attenzione verso un rapporto tra pari.

I falsi miti e le convinzioni erronee su questo argomento sono molteplici proprio perché, fino a qualche anno fa, il territorio dell’apprendimento tramite Social Learning era un terreno quasi completamente inesplorato.

1. I social media sono le uniche piattaforme su cui può avvenire il Social Learning

I social network convenzionali come Youtube, Facebook, Instagram, Pinterest non costituiscono le uniche fonti informative del Social Learning ma si rivelano molto utili se inseriti in una strategia che contempla differenti sorgenti informative.

Proprio l’utilizzo dei social network permette l’accesso a contenuti che possono rivelarsi più interessanti e leggeri agli occhi degli utenti anche perché non provengono direttamente dall’azienda.

Le linee di azione per una corretta strategia di Social Learning possono includere i social network largamente conosciuti, ma questi non devono essere considerati come le uniche fonti e, soprattutto, è necessario prevedere una policy contenente le linee guida per evitare l’utilizzo improprio di questi social network. Il rischio è che gli utenti utilizzino questi strumenti per scopi ludici, lontani dagli obiettivi aziendali. In questo contesto è fondamentale stimolare le discussioni e, un asset fondamentale per raggiungere questo obiettivo, è la qualità dei contenuti ed il successivo interesse che ne scaturisce tra gli utenti.

2. Il Social Learning non è misurabile e non è possibile raccogliere feedback

Convinzione diffusa è che, data la natura estemporanea e informale del Social Learning, il coinvolgimento e l’apprendimento acquisito tramite una simile strategia di Digital Training, non sia misurabile.

In verità le azioni di monitoraggio possibili sono molteplici: in primo luogo, quando si dispone di un LMS che accoglie e implementa il social learning tra le modalità di delivery, è possibile effettuare un tracciamento puntuale e impostare delle metriche del comportamento degli utenti anche nei contesti informali, rendendo strutturato tutto ciò che avviene in maniera spontanea e apparentemente destrutturata.

Una strategia di Digital Training efficace non può prescindere da una corretta politica di monitoraggio, accounting e feedback che, nel caso del Social Learning, può essere attuata attraverso specifici sondaggi somministrati a valle delle attività di interazione sociale.

3. Il social learning è solo per chi ha dimestichezza con il PC

Molto spesso le aziende scelgono di non utilizzare il Social Learning perché ritengono che a beneficiarne siano solo gli utenti con elevate competenze digitali. Riservando queste attività ai pochi competenti, l’obiettivo dell’elevata inclusione non sarebbe raggiunto. La realtà, anche in questo caso, è molto diversa. Tutti gli utenti possono beneficiare del social learning proprio perché fa leva sulla dimensione sociale e collaborativa. Non ci sono barriere tecnologiche all’ingresso perché ormai i social network sono largamente diffusi, semplici da usare e fanno sentire l’utente “a casa” anche sul luogo di lavoro, sottoponendogli interfacce a cui normalmente è abituato nei momenti di svago lontano dalla scrivania.

4. Il Social Learning è sempre informale e non strutturato

Credere che alla base di una strategia di Social Learning efficace ci sia spontaneità e che la condivisione, la discussione e l’apprendimento avvenga naturalmente è profondamente errato. Creare le condizioni per cui degli utenti possano conversare e condividere risorse online non è condizione sufficiente per il Social Learning. Gli interventi di Digital Training veicolati in questa modalità hanno un elevatissimo tasso di fallimento.

Il Social Learning non deve essere sempre destrutturato o estemporaneo. È necessario anche in questo caso porre attenzione alla pianificazione dell’intervento di Digital Training da un punto di vista olistico. L’implementazione del Social Learning può consistere nella condivisione di video dimostrativi autoprodotti, eventi live programmati, gruppi di coaching tra pari o altre attività formali. Questi elementi concorrono a formare un curriculum di Social Learning di successo. Naturalmente, in questo contesto, c’è spazio per conversazioni organiche e spontanee, stimolate dai contenuti e dalle attività strutturate che facilitano la condivisione di ulteriori conoscenze, anche se non sono pianificate precedentemente. Gli interventi e le attività spontanee devono sempre contenersi negli ambiti prestabiliti e circoscritti agli argomenti oggetto dello stimolo formativo che l’azienda vuole trasmettere.

5. Il Social Learning è un concetto nuovo

In un comune malinteso, spesso si fa riferimento al Social Learning come ad un concetto nuovo, nato con i social network e strettamente collegato alla sfera digitale. In realtà i concetti dell’apprendimento collaborativo affondano le radici negli anni 70 con la rivoluzione delle teorie in campo cognitivo/comportamentale.

Il Social Learning non è un nuovo paradigma né è radicato nell’era digitale. L’approccio è legato alla psicologia, al modo in cui l’uomo interagisce con gli altri e risponde agli stimoli sociali. Nel caso specifico le teorie che hanno dato vita al Social Learning riguardano il modo in cui si osservano gli altri nel loro “habitat naturale” e ne si imitano i comportamenti per ottenere risultati simili. Questo modello si basa su processi e istinti primitivi. La tecnologia è semplicemente uno strumento che ha traslato questi comportamenti nel mondo digitale e l’ha riprodotto su larga scala. È l’adozione di questi paradigmi nel Digital Training ad essere relativamente nuova perché abilitata dalle nuove tecnologie nel campo delle comunicazioni su web.

6. solo i contenuti demo live sono efficaci

Un’altra erronea convinzione diffusa è che l’unico modo per rafforzare i comportamenti è mostrarli in azione. Se applicata, questa erronea teoria, limiterebbe il potenziale dell’apprendimento possibile tramite il social learning. Il giusto approccio non è mai “esclusivo” ma “inclusivo”. Le demo live non devono essere considerate come l’unico contenuto da veicolare nel Social Learning. Risulta quindi efficace associare alle demo live altri contenuti come eventi e tutorial registrati, momenti di condivisione di aneddoti personali e tutoring tra pari.

7. Le cognizioni personali non sono influenti

Gli utenti coinvolti in azioni di Social Learning devono essere in grado di assegnare un giusto significato alle informazioni. Il concetto di “giusto” ed il senso del messaggio che si vuole trasmettere è influenzato da diversi fattori che coinvolgono, ad esempio, lo stato emotivo e background personali. Esperienze passate, fake-news e feedback personali possono avere un ruolo non trascurabile. È fondamentale nelle strategie di Social Learning rendere gli interventi significativi e personali e legarli alle situazioni presenti sul luogo di lavoro attraverso esempi reali. Calibrare specifiche attività e essere sicuri di lanciare il giusto messaggio è possibile attraverso specifiche attività preliminari come le pre-valutazioni e i sondaggi.

Conoscere ed esplorare i falsi miti nell’implementazione del Social Learning in azienda permette di non cadere in facili equivoci che possono trasformarsi in gravi errori nella progettazione e nella pianificazione delle strategie di Digital Training. Le esperienze negative in questo contesto sono molte e sono dovute spesso ad errori che si rivelano decisamente evitabili.

Per approfondire

È possibile trovare un ulteriore spunto di riflessione sull’argomento qui.

Inoltre vi lascio alcuni consigli riguardo alcune pubblicazioni molto utili per approfondire l’argomento per chi ha intenzione di massimizzare l’efficacia o di introdurre le dinamiche del Social Learning nel Digital Training.

Consigliatemi anche le vostre pubblicazioni preferite sul tema!

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